La vita di un reggitore di Pao: il rimorso di un allenatore Thailandese

La vita di un reggitore di Pao: il rimorso di un allenatore Thailandese

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Ecco la traduzione del grande articolo (Link) redatto

dall’autrice Americana Lindsey Newhall (Author Website) per Fightland.Vice.com

Crediti immagini e articolo a: Lindsey Newhall | Fightland Vice

Traduzione: Mathias Gallo Cassarino

Prologo del Manager Roberto Gallo Cassarino:
La storia di Khru Dam è una delle tante storie appassionanti che ho visto con i miei occhi nei tanti anni immerso nel mondo della Muay Thai, a dire il vero quando ero giovane e si parla di 30 anni fa ormai, i Nak muay Thailandesi erano molto fieri e soddisfatti di combattere nella loro terra e pochi erano quelli che uscivano volentieri dalla Thailandia.

La situazione negli anni è cambiata e io sono stato tra i primi ad osare una critica verso i trainers Thailandesi e i Nak Muay perchè bevono ormai troppo spesso e non riescono per primi loro a mantenere e insegnare la stessa disciplica
che ho imparato da i loro padri e fratelli maggiori 30 anni fa.
Però leggendo questo articolo e riascoltando le parole di alcuni vecchi promoters, maestri e trainers capisco anche più profondamente il punto di vista dei Thailandesi, è come essere traditi proprio dal proprietario del camp che è come un padre putativo per loro, sia una delusione così forte al punto da lasciarsi sprofondare nel tunnel dell’alcol in
quanto ci si sente impotenti. Si perchè se tradisco il propietario del camp, come in  questa storia, oppure l’Ajarn del camp come successo per altre storie, mi sentirei comunque di mancare di rispetto e la vergogna mi assalirebbe, tuttavia se tradisco me stesso, la mia carriera e tutti coloro che credono in me per una scommessa che può
aiutare economicamente il mio camp, mi porterò un peso forse maggiore sulle spalle.

Credetemi quello che dico ora sono certo sembrerà di parte, tuttavia lo dico ugualmente con dispiacere perchè nel profondo del mio cuore di Muay Thai lover, io sono con i Thailandesi più dei Thailandesi, ma sono convinto che negli anni a venire saranno i camp gestiti da mezzi farang o farang al 100% a far crescere la Muay Thai
in Thailandia e non perchè siano migliori dei manager Thailandesi, solo perchè hanno ancora un sogno da realizzare prima di quello economico e cioè il sogno di costruire dei veri campioni di Muay Thai anche se questa Muay Thai ‘vera’ è forte, questo sport non paga e non pagherà mai quanto una scommessa truccata, ma le soddisfazioni che
da restano per la vita e per i posteri mentre il vile denaro come viene , va via rapidamente lasciando però ferite indelebili come quella di Khru Dam , leggete questa storia e capirete di che parlo:

 

la-vita-di-un-reggitore-di-pao-un-rimorso-di-un-allenatore-thailandese-lindsey-newhall-fightland-vice-25116 (1)Quando arrivammo stava rompendo dei cocchi con un machete davanti alla casa fatta di blocchi di cemento che apparteneva alla sua zia più vecchia. Mi salutò in modo cordiale e fece un grosso sorriso di benvenuto alla mia amica Frances.

“Questo è Dam”, disse  Frances. “Il miglior allenatore con cui mi sia allenata”.

Ci invitò a sederci su una stuoia che era posata sul cemento grezzo davanti all’abitazione. “Ecco”, ci passò una tazza, “Bevete dell’acqua di cocco”.

La zia di Dam uscì dalla sua casa (composta da una singola stanza), mise piede sotto la luce del sole e si accovacciò vicino a noi. “Che cosa volete per cena? Abbiamo del pesce” disse, zoppicando in cerca di ingredienti. La Gobba all’altezza della schiena a causa di una vita a lavorare nelle risaie, non poteva stare in piedi dritta senza avere dolore e viveva la sua vita vicino al suolo, cambiando posizione fluidamente da seduta a accovacciata a mezza-alzata.

“Dam sta qui a volte”, mi ha detto Frances. “Si sposta spesso tra abitazioni di parenti vari e amici nella zona. Non hala-vita-di-un-reggitore-di-pao-un-rimorso-di-un-allenatore-thailandese-lindsey-newhall-fightland-vice-25116 (3) una casa, lui. Dam abitava a Bangkok fino a che non lo chiamai qualche mese fa. Gli dissi che volevo che tornasse qua al villaggio per allenare a tempo pieno nella nostra palestra.”

Dam ha lavorato come conduttore di moto-taxi a Bangkok, e di sera teneva i pao ai ragazzini nella palestra di un suo amico. Quando Frances lo chiamò e gli offrì un lavoro nel suo luogo di nascita, fece le valige e lasciò la sua vita a Bangkok per tornare a casa.

Grazie al suo matrimonio, Frances ora fa parte della famiglia di Dam; lei si iniziò ad allenare con lui alla palestra Bor Breecha di Bangkok circa 10 anni fa. “Il miglior trainer con cui mi sono allenata”, dice ancora. “Bravo anche con le parole. Prima ti chiede una bottiglia di Lao Khao e poi inizia a raccontarti storie, che tu le voglia sentire o no”.

“Cos’è il  Lao Khao?” Ho chiesto.

“Whiskey Thailandese ricavato dal riso, meno costoso del Moonshine”.

la-vita-di-un-reggitore-di-pao-un-rimorso-di-un-allenatore-thailandese-lindsey-newhall-fightland-vice-25116 (4)Era la prima volta che incontrai Dam, ma ricordavo di aver sentito parlare di lui in passato. Mi ricordai l’intervista che feci a Namkabuan, ex campione e ora proprietario di palestra nella provincia di Buriram. Lui mi disse di qualcuno chiamato Dam, mi disse che era “il reggitore di pao numero uno” in Thailandia.

“Si”, disse Frances, “parlava di lui. Tutti sanno che è un grande allenatore, e tutti sanno anche che è un ubriacone. E’ famoso per entrambe le cose”.

Passammo da casa della zia di Dam perché Frances doveva prendere dei frutti di mare per cena, ma io volevo saperne di più. Era alto, di stazza superiore rispetto alla gente che avevo visto nel villaggio. C’era tristezza in lui, nascosta tra la sua esuberanza iniziale. Eccolo, il migliore allenatore, secondo la mia amica Frances, ora senzatetto nel suo villaggio natale tra le risaie.

“Dam e’ un uomo distrutto. Ho sentito storie su di lui sin dalla prima volta che arrivai qui circa 10 anni fa. Ci alleniamo qui nel villaggio perché è stato mandato via dal Giatbundit. Prese a pugni un fighter, rompendogli I denti, perché disse qualcosa a proposito di non criticare gli altri prima di guardare se stessi”.

Frances lo chiama un prodotto dell’ambiente in cui vive. “Dicono che e’ un ubriacone, ma lo pagano in Lao Khao”.

la-vita-di-un-reggitore-di-pao-un-rimorso-di-un-allenatore-thailandese-lindsey-newhall-fightland-vice-25116--Ha passato la sua infanzia combattendo nell’Isaan, sotto la guida di uno scommettitore locale che si autodichiarò manager di Dam. Senza palestra e senza allenatore, Dam imparò combattendo, guardando match di altri ragazzi, allenandosi al vuoto davanti casa e colpendo un sacco di riso riempito con qualsiasi cosa trovava. “Era un lusso avere i sacchi di riso”, mi disse. “Si rompevano in fretta, ed erano difficili da trovare perché erano usati nelle coltivazioni”.

Mi raccontò della lenta evoluzione da combattente ad allenatore, cominciando dopo i vent’anni, quando si spostò a Bangkok e si rese volontario a tenere i pao ad altri combattenti. Pensava che gli allenatori di una particolare palestra non si stessero impegnando abbastanza per prepararli a incontri importanti.

“Volevo solo aiutarli” disse, “e poi ho capito che ero più bravo ad allenare che a combattere. E’ una vita dura però. Stavo allenando grandi nomi che vincevano grandi match, ma a malapena riuscivo a guadagnare quello che mi serviva per vivere”.

“Questo è spesso il problema quando si è allenatori. Non sei mai pagato bene, mai in tempo, mai uno stipendio fisso. Le palestre hanno spesso degli alti e bassi, e questo influenza la tua paga. E’ comune anche non essere pagato proprio. Ti danno un posto dove vivere e del cibo. Non ti osi a chiedere di più”.

Era triste, quasi sconfitto. “OK”, gli dissi, “voglio che tu mi racconti una storia: voglio sapere qual’è stato il tuo la-vita-di-un-reggitore-di-pao-un-rimorso-di-un-allenatore-thailandese-lindsey-newhall-fightland-vice-25116 (6)rimorso più grande”.

Le sue mani mollarono il cocco e tenne stretto il machete. “Il mio più grande rimorso?” disse. Si fermo, fece un respiro profondo. Lacrime cominciarono a formarsi nei suoi occhi. Guardai Frances, “sta bene?”. Lo incoraggio a raccontare.

“Avevo 18 anni”, disse, “avrei dovuto combattere 2 volte quel giorno. Di mattina combattei e vinsi in diretta sul canale 4 a Khon Kaen, poi ci spostammo verso l’altro luogo dell’incontro.”

“Il mio avversario era un campione dell’Isaan. Mi sentivo cosi fortunato di poter combattere con lui. Volevo una chance al titolo, l’ avevo già battuto una volta e sapevo che batterlo ancora mi avrebbe garantito un match per il titolo.”

“Tutti mi davano come vincente. Mi ricordo che le quotazioni erano 5 a 2, a mio favore. Chiamavano l’incontro “un match da sogno” perché il mio avversario era un famoso campione locale e aveva tanti scommettitori famosi al suo angolo, ed io ero sconosciuto, ma gli scommettitori locali sapevano che io l’avevo già battuto e pensavano che potessi batterlo ancora. Anche la mia famiglia era li, e anche loro puntarono su di me”.

Dam si fermo ancora e si grattò gli occhi, cercando di mantenere le lacrime. Sua zia gli diede uno spinta e gli disse di aiutarla a preparare la cena. Dam la ignorò, troppo preso dalla sua storia. “Non voglio ricordare”, disse.

“Mi stavo preparando per affrontare il campione. E poi … mi dissero che avrei dovuto vendere il match”.

“Il proprietario della mia palestra mi disse che avevano bisogno di soldi. ‘Gli altri ragazzi della palestra non hanno abbastanza da mangiare’ disse. ‘Devi vendere questo match così che possiamo sfamarli’. Le quotazioni erano a mio favore, quindi chiunque avesse scommesso contro di me avrebbe guadagnato tanti soldi se non avessi vinto. La mia palestra scommise contro di me segretamente, e poi mi dissero che dovevo perdere.”

“Avevo solo 18 anni, poco più di un bambino. Tutto andava bene per me ai tempi, ma dovevo farlo. Dovevo perdere il match. Quando il proprietario della tua palestra di chiede di fare qualcosa, lo fai. Devi. Lui è il proprietario della palestra, del tuo contratto, di te. ‘I ragazzini hanno bisogno’ ripeteva. Ed era vero, la palestra era povera, gli altri combattenti avevano davvero bisogno di cibo. Volevo aiutare.”

“Quindi feci quello che dovevo fare”.

“Non fui nemmeno pagato per il match. Il boss disse che aveva bisogno della mia borsa per la palestra. Non potevo dire o farci niente”.

Dam smise di parlare di colpo per asciugarsi le lacrime. Guardai Frances a disagio. Nessuno aveva mai pianto durante un’intervista prima d’ora.

la-vita-di-un-reggitore-di-pao-un-rimorso-di-un-allenatore-thailandese-lindsey-newhall-fightland-vice-25116 (5)Lei rimase imperterrita. “Gli alcolisti vivono nel passato,” disse, “e ora sono fermi senza modo di fare soldi e di voltare pagina dalla vita dopo la Muay Thai.”

Dam provò a ricomporsi prima di continuare.

“Vuoi sapere qual’è la cosa più brutta di essere un combattente? Non il dolore o i tagli in faccia o l’allenamento o niente di tutto questo. La cosa peggiore di combattere e’ l’umiliazione quando perdi, quando tutti sanno che avresti dovuto vincere, quando tu sai che avresti dovuto vincere. Dovendo andar via dal ring con tutti che ti deridono e ti danno dell’inutile, stupido, debole.”

“Tutti mi urlavano dietro, mi lanciavano lattine di birra dopo il match. Dovevo solo stare zitto e accettare. Non potevo difendermi, non potevo dire a loro che non era colpa mia, che non volevo finisse così. La mia famiglia era lì e non riuscivo neanche a guardarli negli occhi quando scesi dal ring. Tutti isoldi che la mia famiglia e miei amici persero quella sera…  non potrò mai ripagarli.”

“Ma è cosi che si vende un match – bisogna assicurarsi che nessuno se ne accorga e che tutti pensano sia vero. Mantenni il segreto per anni, da tutti quelli a cui volevo bene. Mi vergognavo.”

“E’ successo 30 anni fa, ma ci penso ancora spesso. My mette in subbuglio la testa, e il cuore.

la-vita-di-un-reggitore-di-pao-un-rimorso-di-un-allenatore-thailandese-lindsey-newhall-fightland-vice-25116 (2)“Guardami ora, non ho niente da far vedere. Ero un buon fighter, ed ho allenato top fighters, aiutato altri a diventare campioni, e non ho mai avuto la mia chance a qualcosa di più grosso. Sarei un uomo diverso ora se non avessi buttato via quel match”.

“Fare l’allenatore è dura, fare il combattente è dura. Le persone ti usano e poi ti mettono da parte. E’ un mondo crudele. Ora ho un figlio giovane, non ha neanche un anno. Non voglio che passi quello che ho passato io. Non lo lascerò nemmeno diventare un combattente di Muay Thai”.

Frances fu la prima a rompere il silenzio durante il ritorno.

“Conosci suo figlio?” disse. “E’ solo un bimbo, ma diventerà un combattente, indipendentemente da quello che Dam vuole. E’ nato in quella vita. Dam non potè scapparne, e suo figlio non potrà ugualmente.”

Interpretazione dal Thai all Inglese di Frances Watthanaya.